Il mondo dei bimbi che cadono si
divide in due categorie: le tavole e le grattugie.
Le tavole sono i bimbi che cadono
senza cadere, perché solitamente c’è qualcuno così vicino e pronto che non fanno
realmente in tempo ad atterrare che vengono sollevati, consolati, baciati e
spaventarsi per loro, che difficilmente riescono a farsi male sul serio. Si
riconoscono perché urlano come aquile solo perché il ruolo che gli è stato
affidato lo richiede, non per effettivo bisogno. Oppure perché le volte che il
custode di turno si distrae, cadono come tavole, appunto, con le mani belle
tese… in tasca.
Le grattugie, invece, sono i
bimbi che il custode lo hanno seminato (da tempo) e, pertanto, sono abituati a volare ed
atterrare, non sempre in piedi. Si riconoscono dal rumore che fanno quando si grattugiano
sull’asfalto e dai rantolii sommessi dopo un po’. O da belle cicatrici.
Sempre il solito parco giochi,
tanti bimbi scatenati, con i più piccoli che imitano inevitabilmente i più grandi
nel farne di tutti i colori, tra sguardi terrorizzati di nonne e mamme
apprensive da una parte e sguardi orgogliosi e fieri dall’altra, in adorazione delle
acrobazie dei loro temerari tesori.
Le cicatrici alla Harry Potter di
Edidi e Nanina, dovrebbero far capire a quale fazione appartengano SenzaBarbaMamma
e i suoi BarbaAmici.
Fra tanto trambusto, ad un certo
punto, una piccola bimba sconosciuta al gruppo, cade dal classico “castello”,
ai cui piedi, al posto del fossato è stato messo un bel pavimento gommato; la
bambina tira prontamente le braccia lungo i fianchi e stampa la faccia al
pavimento…
La poveretta si guarda intorno in
cerca di quel salvatore che ogni volta le era affianco e, non trovandolo, si
appresta a far partire la sirena, quando, ecco che in volata arriva la nonna, la
quale, accortasi di quell’esserino per terra, si precipita con tanto di urlo
straziante; a quel punto, alla sventurata non resta che piangere con singhiozzi,
urla e profusione di lacrime; non tanto perché si sia fatta male veramente, quanto
per la reazione della nonna colpevole di non averla sorvegliata attentamente. Nessun
altro è intervenuto, le altezze siderali in realtà, non erano sufficienti a
giustificare botte degne di essere raccontate ed il pavimento gommato… beh, è
gommato.
L’infermiera Nanina (sempre
presente in situazioni critiche) accorre al capezzale della “moribonda” per
assicurarsi delle sue reali condizioni, lo sguardo interrogativo non lascia
dubbi: “Dai, su, non è niente di grave; forza non è successo nulla”. Più la
guarda e più la bambina urla… e Nanina incurante del suo dolore continuava a
pensare: “Ma guardati, non ti sei fatta proprio niente, quante storie per una
caduta!”
La circostanza non era degna della
sua attenzione ci sono cose migliori da fare, ha girato i tacchi e se ne andata
a giocare come se niente fosse.
Non ci sono più le piccole donne
di una volta!
Nessun commento:
Posta un commento