domenica 21 aprile 2013

Quante storie per una caduta...


Il mondo dei bimbi che cadono si divide in due categorie: le tavole e le grattugie.

Le tavole sono i bimbi che cadono senza cadere, perché solitamente c’è qualcuno così vicino e pronto che non fanno realmente in tempo ad atterrare che vengono sollevati, consolati, baciati e spaventarsi per loro, che difficilmente riescono a farsi male sul serio. Si riconoscono perché urlano come aquile solo perché il ruolo che gli è stato affidato lo richiede, non per effettivo bisogno. Oppure perché le volte che il custode di turno si distrae, cadono come tavole, appunto, con le mani belle tese… in tasca.

Le grattugie, invece, sono i bimbi che il custode lo hanno seminato (da tempo)  e, pertanto, sono abituati a volare ed atterrare, non sempre in piedi. Si riconoscono dal rumore che fanno quando si grattugiano sull’asfalto e dai rantolii sommessi dopo un po’. O da belle cicatrici.

Sempre il solito parco giochi, tanti bimbi scatenati, con i più piccoli che imitano inevitabilmente i più grandi nel farne di tutti i colori, tra sguardi terrorizzati di nonne e mamme apprensive da una parte e sguardi orgogliosi e fieri dall’altra, in adorazione delle acrobazie dei loro temerari tesori.

Le cicatrici alla Harry Potter di Edidi e Nanina, dovrebbero far capire a quale fazione appartengano SenzaBarbaMamma e i suoi BarbaAmici.

Fra tanto trambusto, ad un certo punto, una piccola bimba sconosciuta al gruppo, cade dal classico “castello”, ai cui piedi, al posto del fossato è stato messo un bel pavimento gommato; la bambina tira prontamente le braccia lungo i fianchi e stampa la faccia al pavimento…

La poveretta si guarda intorno in cerca di quel salvatore che ogni volta le era affianco e, non trovandolo, si appresta a far partire la sirena, quando, ecco che in volata arriva la nonna, la quale, accortasi di quell’esserino per terra, si precipita con tanto di urlo straziante; a quel punto, alla sventurata non resta che piangere con singhiozzi, urla e profusione di lacrime; non tanto perché si sia fatta male veramente, quanto per la reazione della nonna colpevole di non averla sorvegliata attentamente. Nessun altro è intervenuto, le altezze siderali in realtà, non erano sufficienti a giustificare botte degne di essere raccontate ed il pavimento gommato… beh, è gommato.

L’infermiera Nanina (sempre presente in situazioni critiche) accorre al capezzale della “moribonda” per assicurarsi delle sue reali condizioni, lo sguardo interrogativo non lascia dubbi: “Dai, su, non è niente di grave; forza non è successo nulla”. Più la guarda e più la bambina urla… e Nanina incurante del suo dolore continuava a pensare: “Ma guardati, non ti sei fatta proprio niente, quante storie per una caduta!”

La circostanza non era degna della sua attenzione ci sono cose migliori da fare, ha girato i tacchi e se ne andata a giocare come se niente fosse.

Non ci sono più le piccole donne di una volta!

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